giovedì 8 marzo 2012

8 Marzo 2012, perchè 101 non siano 102

Oggi, 8 Marzo 2012, in gran parte del mondo si festeggia la Giornata Internazionale della Donna. Questa giornata, conosciuta a tutti come "Festa della Donna", nasce nell'ambito della Seconda Internazionale Socialista agli inizi del 1900. Pur nascendo come una iniziativa dai forti connotati politici, in pochi decenni la ricorrenza assunse un significato proprio e si colse l'occasione per la rimembranza di un fatto scioccante, la tragedia della fabbrica Triangle, avvenuta il 25 Marzo1911. 146 operai, in gran parte donne italiane perirono nell'incendio della fabbrica tessile dove lavoravano per più di 14 ore giornaliere. Ogni tentativo di fuga fu reso vano dalla chiusura a chiave delle porte, applicata dai padroni della fabbrica per paura che i lavoratori si allontanassero dal proprio posto di lavoro.
Porte che, sia pur metaforicamente, rimangono chiuse ancora oggi, a distanza di 101 anni dall'accaduto. Porte che nel nostro paese impediscono alle donne di percorrere carriere lavorative commisurate con le rispettive capacità, lasciando soffocare le abilità di fronte ad una miope politica del lavoro che giustifica comportamenti abietti e discriminanti da parte dei datori di lavoro. Anche il fumo di quel tragico giorno non si è ancora del tutto diradato, e appanna la stessa figura della donna, rimasta in bilico tra le conquiste sociali ed una immagine tradizionalista, che la vuole ancora divisa tra fornelli e pulizie domestiche, da farsi rigorosamente oltre le almeno 8 ore già fatte al lavoro, raggiungendo orari non dissimili da quelli della fabbrica Triangle. In Italia abbiamo la più bassa occupazione femminile dell'Europa geografica dopo Macedonia e Turchia, due paesi dalle note e profonde tradizioni culturali.
Non si può più aspettare, 101 anni sono passati, e forse potrà essere già il prossimo quello di troppo, la goccia che farà traboccare il vaso dell'equilibrio sociale. Servono fin d'ora nuove politiche del lavoro, in modo che il diritto alla famiglia non sia, come ora, di tutti ma pagato solo dalle donne, perchè il datore che discrimina non sia giustificato, ma sia punito, perchè vi sia un nuovo approccio all'utilizzo della fiscalità per le donne. Perchè vi sia un maggiore attenzione alle peculiarità femminili e, soprattutto, perchè il paese, uomini e donne, non possono più permettersi di gettare alle ortiche le conoscenze e le compenze di quella parte che, secondo le statistiche, ha il maggior tasso di cultura.
Non è una questione di genere, è in ballo il futuro di tutto il nostro paese, ed è il caso di capirlo e di agire di conseguenza fin da ora.
Del resto, se non ora, quando?

1 commento:

  1. Vorrei proprio sapere cosa pensano gli uomini di quello che dovrebbe essere il ruolo e a cascata le iniziative normative per le donne.

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