sabato 30 aprile 2011

Primo Maggio, una data per riflettere

Domani è il Primo Maggio, una data importante per la nostra storia. Al di là dei numerosi altri avvenimenti che accadranno nella giornata di domani (la beatificazione di papa Giovanni Paolo II sopra tutti, ma anche la tradizionale Dolo in Fiore) il Primo Maggio è una festa importante per i lavoratori di tutto il mondo. Essa nasce alla fine del 1800 per celebrare le battaglie per l'orario massimo di 8 ore al giorno. Battaglie che portarono nel 1867 alla prima legge in tal senso nell'Illinois (USA). Battaglie che videro anche spesso lo spargimento di sangue e la perdita di vite umane, come nei fatti di Haymarket del 1886 dove caddero 11 persone.
In Italia, la festa del Primo Maggio fu celebrata dal 1891 al 1925, e poi dal 1945 ad oggi. Durante il periodo fascista fu sostituita dalla autarchica "Festa del lavoro Italiano", che si celebrava il 21 Aprile, la data del Natale di Roma. La reintrodotta festività fu però funestata già nel 1947, nella località siciliana di Portella della Ginestra. Circa duemila lavoratori della zona di Piana degli Albanesi, in prevalenza contadini, si riunirono nella vallata di Portella della Ginestra quando sulla gente in festa partirono dalle colline circostanti numerose raffiche di mitra che lasciarono sul terreno, secondo le fonti ufficiali, 11 morti (9 adulti e 2 bambini) e 27 feriti, di cui alcuni morirono in seguito per le ferite riportate. I reali mandanti della strage, come troppo spesso accade in Italia, sono ancora sconosciuti, ma è più che probabile che vi fossero convergenze tra stato e mafia per reprimere la nascente ondata di sinistra in Sicilia.
La data di domani è quindi un momento di importante riflessione su quale sia stata la nostra storia di lavoratori. Ma anche e soprattutto su quale sia il futuro.
I recenti fatti di crisi, la Vynils, per prendere ad esempio un caso, ma anche le migliaia di giovani intrappolati in contratti vessatori, hanno gettato pesanti ombre sul futuro. Ombre che vengono rese ancora più inquetanti dallo sfilacciamento che sta subendo la base di lavoratori, tra mille contratti e zero diritti. Timori legittimati dall'assenza di uno stato capace solo di salvaguardare gli interessi di pochissimi collusi.
Minacce che richiedono una risposta decisa e corale.
Domani, Primo Maggio, riflettiamo tutti insieme su cosa si possa fare per salvare il bene più prezioso della nostra repubblica democratica: il lavoro.

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