mercoledì 24 novembre 2010

Intervista ad un giovane ricercatore dell’ Università di Padova

Mentre prosegue alla camera l’esame della riforma Gelmini, che domani probabilmente avrà il via libera, abbiamo colto l’occasione di parlare della situazione della ricerca e dei tagli all’università con un giovane ricercatore dell’Università di Padova.
“Da quanto tempo si dedica all'attività di ricerca, e in che ramo?"
"Da quando mi sono laureato in Ingegneria Meccanica, nel 2007. Il mio ramo di ricerca è il processo di produzione di componenti in plastica."
"Quindi un settore molto pratico, dove non ci sono difficoltà nel trovare rapporti con le aziende"
"Si, è vero, ci sono molte aziende in Veneto che si occupano di plastica, eppure i problemi non mancano..."
"In che senso?"
"La condizione dell'università è al collasso, e questo pone dei seri limiti alla ricerca, anche quella, come la nostra, che vede immediati vantaggi per le industrie."
"Si spieghi meglio"
"I fondi sono pochi, sempre meno, e sono spesse volte mal gestiti, e la condizione contrattuale è imbarazzante. Basti pensare che chi decide di intraprendere il percorso della carriera universitaria trova di fronte a sé: 3 anni a 800€ al mese (erano stati elevati a 1030 dal centrosinistra, ma ad oggi non c'è traccia del rifinanziamento dell'aumento), qualche anno (di solito 4 o 5) con contratti di post-doc, oppure con assegni annuali di ricerca, per arrivare al tanto agognato contratto di ricercatore: 6 anni a tempo determinato, senza alcuna speranza di riconferma. Se si è confusa con le cifre le basti sapere che uno studente modello, che si laurea a 24 anni, ha una risposta sulla sua condizione di precario quando avrà 38 anni. E, a quell'età, potrà finalmente avere un mutuo e mettere su famiglia."
"Una situazione poco felice, direi"
"Ma c'è di più, le università, molto spesso sono molto lente nel versare quanto dovuto: io stesso sono in paziente attesa dei contributi dovuti per il 2008, e dei rimborsi spese dal gennaio 2010. Inoltre è molto diffuso il malcostume (peraltro illegale) di far tenere ore di lezione non retribuite, pensi che di tutte le ore che ho tenuto in questi anni non me ne è stata riconosciuta nemmeno una!"
"Bassi salari, scarsa trasparenza, comportamenti illeciti: insomma chi ve lo fa fare?"
 "Infatti: sono moltissimi coloro i quali lasciano l'Italia per altri paesi, oppure abbandonano il settore della ricerca per un lavoro "vero""
"Il governo spesso ha detto di aver rilanciato la ricerca ed eliminato il precariato nell'università"
“Balle! Scusi la maleducazione con la quale la interrompo, ma la realtà esige fermezza. Affermare questo è grave quanto uccidere un malato di raffreddore dicendo ai famigliari che in questo modo il raffreddore passa. Il precariato viene eliminato perché non è possibile rinnovare il contratto, lasciando la persona su una strada. E i fondi per le borse  contemporaneamente sono stati dimezzati. Che è vero, vuol dire meno precari, ma anche meno ricerca e più persone disoccupate."
"Un realismo piuttosto crudo, il suo. Per concludere, mi dica un consiglio che si sente di dare a coloro i quali vogliono comunque intraprendere la strada della ricerca"
"Che cerchino di vivere l'oggi, e che non si abbattano quando i fondi per le attrezzatura di ricerca verranno destinati al barone di turno, che il loro lavoro tornerà prezioso, prima o poi, per spostare di un piccolo passo la conoscenza, e quindi il benessere di tutti."

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