Il 25 Aprile è la Festa della Liberazione del nostro paese dalle forze di occupazione nazifasciste che avevano fino a quel momento imperversato prima con spranghe ed olio di ricino e poi, dopo l'8 settembre, con un vero e proprio esercito di occupazione.
Ma la nostra terra non è ancora libera, non del tutto. E la colpa non è delle preoccupanti dichiarazioni nostalgiche di alcuni esponenti politici, il nostro sindaco in primis, ma di un altro male, più silenzioso ed opprimente: la criminalità organizzata.
Purtroppo, sembra non essere più vero che nel nostro territorio non ci sia la criminalità organizzata. Certo, "qui non si spara", verrebbe da pensare, ma le forme di malaffare possono essere molte. Una è quella di finanziare gli imprenditori del nord est, stretti dalla morsa della crisi e delle banche, secondo Pisanu, Presidente della Commissione Antimafia: "Per gli imprenditori in crisi di liquidità chiunque porti soldi è ben
accetto, anche il camorrista o l’affiliato alla ‘ndrangheta, che diventa
l’ultima speranza prima del suicidio."
Ma il terreno "legale" di elezione delle cosche per riciclare i l denaro è, da sempre, stato l'edilizia. E, dalle nostre, parti, in uno dei territori più densamente cementificati d'Europa, le occasioni possono essere ricche. A tal punto che, qualche giorno fa, "Il Fatto Quotidiano" ha pubblicato un interessante articolo, che cita anche imprese ben note al territorio Dolese.
"L’allarme sulle infiltrazioni criminali in Veneto lo aveva dato anche il Ministro per il Rapporti con il Parlamento Piero Giarda due giorni fa, rispondendo in aula al question time del parlamentare padovano del pd Alessandro Naccarato.
Il caso sollevato è quello del fallimento della società Edilbasso,
leader dell’edilizia nel padovano. Naccarato ha espresso “particolari
perplessità” riguardo al fatto che nella società Faber, che tiene in
piedi il ramo ‘sano’ della Edilbasso al fine di pagare i creditori, sono
coinvolte persone che hanno avuto ruoli importanti nell’inchiesta
“Tenacia” sulla ditta lombarda Perego Strade srl, e che ha consentito
l’arresto di Salvatore Strangio, poi condannato in primo grado a Milano a 12 anni per associazione mafiosa.
L’anello di congiunzione tra quell’inchiesta e le vicende della ditta padovana si chiama Giovanni Barone,
consulente finanziario di 43 anni, romano di nascita e calabrese di
adozione, che della Perego strade fu il liquidatore e che per qualche
mese ha avuto il 65% delle quote della Faber. Ora nella compagine
societaria della Faber appare con il 10% un’altra persona legata alla
Perego, ovvero Adriano Cecchi, che della Perego è stato
sindaco della società in liquidazione. Cecchi e Barone non sono
indagati, ma di Barone il gip milanese scrisse: “Barone è il soggetto,
talvolta discusso e contestato da parte dei calabresi tagliati fuori
dalla gestione diretta di Perego, al quale viene affidata la
sistemazione delle società decotte”. Il consulente finanziario ha
precedenti di polizia per reati contro la pubblica amministrazione,
resistenza e violenza, falso in genere, falsa attestazione, omessa
custodia di armi."
Supposizioni di un giornale schierato, qualcuno potrebbe obiettare. Ma il dato deve far riflettere, la libertà di un territorio non è, purtroppo, un diritto acquisito, si deve vigilare, e difendere in ogni sede e luogo. E non può esserci libertà dove non c'è legalità. Per questo oggi molti Giovani Democratici sono andati a festeggiare, insieme a Libera, il 25 aprile, nella casa dei fratelli Cervi, per questo tutti noi dobbiamo garantire sulla lberta della nostra terra.
Quindi la mafia vicino vicino all'affare Veneto City? Ecco perchè in comune hanno voluto solo maf... leghisti!
RispondiEliminaMi sa tanto invece che i leghisti hanno rotto le uova sul paniere a quelli che c'erano prima e che quatti quatti ... si spartivano ....
EliminaMa allora perchè lega non ha denunciato?Minimamente analizzato il sistema venetocity?Ma invece gli ha aperto le porte, sbattendole invece in faccia ai propri cittadini?
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